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Centomilioni: Selezione Premio Campiello 2023

Marta Cai è nata nel 1980 a Canelli. Nel 2006 si è laureata a Torino in Storia della filosofia moderna con una tesi dal titolo Il concetto di architettonica e l’architettonica del sistema in Leibniz, sui rapporti tra la metafisica e le scienze. Dopo un dottorato – non portato a termine – sullo stesso autore, ma questa volta interessandosi al concetto di organismo e alla definizione della nascente biologia. Ha al suo attivo una carriera di tarduttrice di saggistica dall'inglese e dal francese. Ha due figli. Attualmente vive a Curitiba (Brasile), dove è insegnante presso il Centro di cultura italiana. Nel 2019 la raccolta di racconti con il titolo Enti di ragione, viene pubblicata con grande successo da SuiGeneris editore. Altri  racconti sono stati pubblicati in riviste (Inutile, Il reportage) e antologie (Ti racconto una canzone, Arcana 2022)

Centomilioni - Einaudi Aprile  2023 è il suo primo romanzo. Nello stesso anno,  per i tipi di Hopefulmonster publica Brasilampi 

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Titolo: Brasilampi, pp 156

Editore: Hopefulmonster 2023

Rights: r.vivian literary agency

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​La scrittura di Marta Cai è difficilmente inquadrabile: si può solo rimanere spiazzati di fronte alle novità di stile, di pensiero, di impostazione, di relazione tra la parola e il senso che ne scaturisce. L’inusuale mescolanza di intelligenza e sensorialità, il rispecchiamento tra andamento sintattico e gestualità percettiva di questa autrice trasferitasi da poco dall’Italia in Brasile ci regala questi “Brasilampi”, testi che ricordano le cosiddette “cronache”, brevi componimenti senza genere, epifanie del quotidiano o riflessioni sui massimi sistemi dove tutto è permesso tranne l’ovvio, solidamente presenti nella letteratura brasiliana ma non così codificati in Europa. Marta Cai (scrittrice “psicogeografica” e “situata”) non ci racconta il Brasile, non lo costringe in categorie, in descrizioni, in interpretazioni, ma al contrario e con assoluto rispetto se ne fa permeare. Raggiunge così uno spazio affascinante, tanto geografico quanto interiore. Entra (e noi con lei) in una radura ancestrale: quella della non comprensione, dell’impatto preverbale con l’esistente. Registra al suo cospetto, come un sismografo sensibilissimo, le proprie native illuminazioni, come se fossero lallazioni (mentre invece sono vertiginose acrobazie lessicali e sintattiche). Così dal Brasile lampeggiano lampi inaspettati, allestiti con perizia in una struttura nascosta, ma potente, circolare, onnipresente. Non possiamo chiamarli “racconti”, sebbene siano popolati di personaggi colti in momenti peculiari; non possiamo chiamarli “capitoli di un romanzo”, sebbene l’autrice li componga in un arco narrativo unitario; non possiamo chiamarli “schizzi”, sebbene la scrittrice proceda anche qui, come nelle sue opere precedenti (“Enti di ragione”, SuiGeneris, 2019 e “Centomilioni”, Einaudi, 2023), con rapidi angoli, inattese divaricazioni, imprevedibili carotaggi nel profondo. Possiamo chiamarli “Brasilampi”, e così faremo.

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